Vino Falerno: una lunga storia che dura da millenni!

Vino Falerno: una lunga storia che dura da millenni!

Il vino Falerno, che ha origini antichissime, presumibilmente deriva dalle primitive popolazioni greche che sbarcarono sulle coste casertane, almeno un migliaio di anni prima dell’epoca romana, portando con sé le loro tradizionali coltivazioni della vite, nell’ampia pianura che dal mar Tirreno porta alle pendici del Monte Petrino e, proseguendo verso l’interno, del Monte Massico. Luoghi che probabilmente ricalcavano l’habitat della Grecia dalla quale questi provenivano.

In epoca successiva, i Romani ne fecero tra i vini più noti e costosi. Qualcuno lo ha definito il primo vino a denominazione del mondo intero.
I Romani, infatti, lo conservavano in anfore chiuse da tappi muniti di targhette (pitaccium) che ne garantivano l’origine e l’annata.
Il vino Falerno era venduto in tutto il mondo. Anfore bollate contenenti il prezioso Falerno sono state rinvenute in Alessandria d’Egitto, in Cartagine, in Bretagna e in Spagna.
Falerno era il vino offerto da Cesare (47 a.C.) per festeggiare le sue vittorie. “Falerno puro e resistentissimo” (Lucano) era il vino offerto da Cleopatra allo stesso Cesare.
L’origine del Falerno è avvolta nella leggenda: “Bacco, sotto mentite spoglie, chiese ospitalità al vecchio Falerno; commosso dalla sua generosità fece nascere sulle pendici del monte Massico viti lussureggianti” (Silvio Italico).
Mentre Petronio Arbitro racconta che durante la famosa cena di Trimalcione, gli haustores (antichi coppieri) servivano un falerno vecchio di 100 anni.
Oggi i vini di questa denominazione nascono unicamente nei terreni collinari ben esposti, in sei comuni della provincia di Caserta e da vigne con produzione molto contenuta (meno di 100 quintali ad ettaro). Ne esistono i tipi Bianco, Rosso e Primitivo.
Il Bianco, prodotto a partire unicamente a partire da uve del vitigno Falanghina, si caratterizza per il colore paglierino con riflessi verdognoli, l’odore vinoso è gradevole ed il sapore asciutto e sapido. La gradazione minima di 11°. Accompagna tradizionalmente antipasti di mare, pesce al forno e alla griglia, primi piatti marinari come gli spaghetti alle vongole in bianco.
Il Rosso nasce dalle uve Aglianico (60 – 80%), Piedirosso (20 – 40%), con l’eventuale aggiunta di Barbera e Primitivo fino a un massimo del 20%. Il colore da rosso rubino tende al granato con l’invecchiamento, il profumo è intenso ed al palato appare caldo, robusto ed armonico.
La gradazione minima è di 12,5°. Viene invecchiato almeno un anno, che divengono due nella versione “riserva”. Si accompagna preferenzialmente alle carni rosso arrosto ed alla cacciagione, oppure a stracotti fatti con lo stesso vino e formaggi piccanti. Tradizionalmente l’abbinamento con l’agnello con strutto e pepe.
Il Primitivo, si ottiene dalle uve del vitigno omonimo. Il colore è rosso rubino intenso, il sapore è asciutto o leggermente abboccato. La gradazione minima è 13°.
L’invecchiamento minimo obbligatorio è un anno, due per la versione “riserva” indicata a volte con la denominazione di “vecchio” .
Vino da meditazione, a tavola accompagna la selvaggina nobile, il capretto a forno con patate, ed i formaggi piccanti, quali il pecorino stagionato del Matese.